IL FULMINE

In un paesaggio da sogno di un antico borgo ricco di storia, percorre le strade una giovane donna. Ha un ombrello per contrastare una pioggerella leggera.

“In quel momento Berta era sola nella strada, sentì a un tratto una folata di vento gelido. In un istante, il fulmine! Una luce accecante e un tuono fragoroso la investirono.

Berta rimase in piedi, colpita in pieno, le vesti bruciacchiate, i capelli sciolti, le forcine erano volate e alcune si erano fuse adagiandosi sul ciglio della strada.

Il suo corpo, che aveva solitamente un portamento modesto, in quel momento era completamente diverso. Aveva assunto una postura regale, gli occhi neri luccicavano fiammeggianti…

Lo sguardo si diresse verso il Castello e in quel momento lei prese coscienza di sé. Sì. Si ricordò. Era viva, era lei, l’energia del fulmine l’aveva liberata dalla prigionia in cui era stata rinchiusa da oltre…

Si rivide prigioniera della Santa Inquisizione, prigioniera nelle segrete del Castello della Fava di Posada; le grosse catene la tenevano stretta, ormai i preparativi per la sua esecuzione si affrettavano…”.

Dai giorni nostri al periodo della Santa inquisizione, i fatti si svolgono intrecciandosi nello spazio e nel tempo dove il bene e il male si fronteggiano, e nel cuore alberga solo la vendetta.