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L'ultima neve

Roberta Plebani e Autori vari

L’ultima neve

Nel Regno delle Terre Miti vivevano due principesse. Sorelle gemelle, identiche nell’aspetto, non fosse stato per il colore delle loro iridi: verde marino quelle di Ignes e blu pervinca quelli di Ridanna. Le principesse erano però consapevoli del fatto che soltanto chi non le conosceva molto bene, poteva correre il rischio di scambiare l’una per l’altra, e non solo a causa del colore dei loro occhi.

Infatti, mentre Ignes amava il sole, il caldo e le acque profonde del mare della Terra del Sole, Ridanna amava la neve, il freddo e i cieli grigi della Terra del Ghiaccio.

La principessa dagli occhi verde marino amava andare a cavallo e non perdeva occasione per viaggiare con suo padre, il Re delle Terre Miti. Con lui e i suoi alti funzionari, partecipava ai banchetti che i sudditi di tutto il regno offrivano in loro onore. Si racconta che in breve tempo la ragazza arrivò a superare la Regina madre, in eleganza, grazia e cortesia, ed il Re suo padre non poteva far altro che andarne fiero.

La principessa dagli occhi blu pervinca amava leggere e, ai frequenti viaggi della sorella, preferiva, di gran lunga, i campi e le foreste del suo regno, dove spesso vagava in cerca dei suoi unici amici: folletti burloni, fate dai magici poteri e svariati animali parlanti da portare con sé nella torre più alta del castello.

Quando, per accontentare i genitori e la sorella che amava tanto, partecipava alle feste di corte, cercava un luogo in disparte dal quale osservare Ignes danzare, sorridere e chiacchierare amabilmente con tutti gli invitati.

E, se da principio, le capitò di provare dell’invidia nei suoi confronti, col tempo, osservandola, sempre da lontano, e scoprendola ogni giorno più bella, si convinse di poter vivere nel suo riflesso.

Questo sino al giorno in cui il Principe Graziano del Regno delle Terre del Ghiaccio, non si presentò ufficialmente al castello per chiedere in sposa una delle due sorelle. Il giovane, dagli occhi verdi come solo i primi steli di primavera possono essere, misteriosi come le acque di un lago, leggermente increspate dal vento, e i capelli castani, raccolti in una morbida coda che gli ricadeva sulle larghe spalle, suonava il clavicembalo, gareggiava nei tornei e aveva letto così tanti libri, da incuriosire, in ugual misura, entrambe le gemelle. Durante il periodo che si trattenne al castello per decidere di quale delle due avrebbe dovuto chiedere la mano, la riservatezza che lo caratterizzava e non sempre riusciva a celare, fu allo stesso tempo, un deterrente per Ignes che andò via via considerandolo un poco pedante ed un motivo di sempre maggior interesse per Ridanna che sentiva una profonda comunione con i suoi lunghi silenzi. Ciononostante, mentre Ignes continuò a danzare, passeggiare e ad instaurare conversazioni con lui, come si conveniva alla principessa che era, Ridanna seguitava ad osservarlo silenziosamente, da lontano, nel riflesso dorato della sorella.

Il giorno in cui il Re mandò a chiamare il Principe, il giovane era ancora indeciso.

Se da un lato egli riconosceva che con le sue qualità, Ignes sarebbe stata sicuramente una buona regina per il suo regno, dall’altro lato, nonostante la sua ritrosia, egli si sentriva più attratto da Ridanna e dai suoi silenzi che egli sapeva appartenergli molto di più della cordialità della sorella. Tuttavia, penosamente convinto di non essere di alcun interesse per la principessa triste, chiese in sposa la principessa allegra.

I giorni al castello trascorrevano nell’allestimento di un matrimonio che doveva superare in magnificenza tutti gli eventi del regno. Lusingata dalla scelta, eccitata dai preparativi, fiduciosa nel proprio futuro di Regina, Ignes modificò, seppur di poco, il proprio parere riguardo al Principe Graziano.

Intanto Ridanna, si allontava sempre di più, non solo dagli altri, ma anche da se stessa.

Non era ancora inverno e anche se non capitava spesso, quel giorno nel Regno delle Terre Miti nevicò. Incominciò in sordina, come in un Adagio per archi, e Ridanna, che da giorni non provava più stupore per nulla, si lasciò andare alla contemplazione dei primi fiocchi portati dal vento, sporadici e schivi, cui seguirono gli altri, più fitti e determinati nel loro intento di ammorbidire linee e confondere contorni.

Nell’ombra di una giornata tanto inconsueta, le pupille dilatate a seguire quell’incanto capace di rallentare il tempo, attutire i suoni e cullare la sua anima, Ridanna restò per ore ed ore seduta accanto al focolare, lassù, nella torre più alta del castello. Poi sentì, sotto la pelle, tendersi e guizzare i muscoli, nella smania di violare lo spazio intonso ricoperto dalla neve. Allora scese di corsa le scale a chiocciola della torre e uscì. Solo a notte fonda rientrò. Quel che accadde nel mezzo, sul momento, non lo ricordò.

Il giorno dopo, quando sul Regno delle Terre Miti era tornato a splendere il sole, la ragazza notò sulla coltre bianca, oltre alle sue orme, le tracce di un animale e di una lotta misteriosa che sentiva averla prima fiaccata e poi rinvigorita.

Allora si ricordò dei passi felpati dell’animale alle sue spalle, nel momento in cui la sera pareva lottare con tutte le sue forze per non arrendersi al buio. Fu così che, pur avendo riconosciuto nell’animale, un lupo, non ne ebbe paura. Si avvicinarono invece, l’uno all’altra, e comunicarono in un linguaggio che non appartiene agli uomini, se non ai pochi designati dal volere divino, fatto di sole sensazioni. Nel suo caso, un profondo senso d’angoscia e di prostrazione che gradualmente lasciò spazio alla forza della speranza. Prima di andarsene il lupo avvicinò il capo alla sua mano e lei si chinò. Il suo viso sul manto innevato del lupo che sapeva di gelo e di bosco. Il muso dell’animale sul petto di Ridanna, sul sentore esclusivo della sua pelle, intensificato dall’emozione.

Ormai era tutto chiaro. Quando da lontano scorse Inges e il Principe Graziano si rese conto di non poter affatto vivere nel riflesso della sorella perchè perché tra loro esisteva uno scarto, lo stesso che intercorre tra un corpo e la sua anima, tra un’ immagine riflessa ed una reale.

Allora fece quel che non aveva mai nemmeno sognato di poter fare, avvicinò il Principe Graziano e gli disse quanto l’aveva riempita di gioia ascoltarlo o anche soltanto osservalo da lontano. Il giovane la guardò negli occhi e trovò che quelle iridi azzurro pervinca nascondevano al tempo stesso la meraviglia per il mondo e il timore di non esservi adeguata, e poi parole, montagne di parole per esprimere tutto il suo amore per lui.

Da principio il Re non la prese molto bene, ma poi acconsentì alla richiesta del principe di sposare l’altra figlia. In fondo al suo cuore, anch’egli era convinto che il giovane ed Ignes condividessero ben pochi interessi.

Per anni ed anni, nelle Terre del Ghiaccio, il Re Graziano e la Regina Ridanna regnarono saggiamente, amati dai loro sudditi. Non ebbero figli, ma fecero di tutto per portare felicità agli orfani che al pari loro, mancavano degli affetti più importanti.

Trascorsero molti anni, i capelli della regina, un tempo dorati, diventarono bianchi come la neve che, da sempre, faceva da padrona nel suo regno. Anche i suoi occhi, un tempo blu pervinca, cambiarono colore, virando al grigio e contornandosi di tante rughe, solchi scavati nella pelle da gioie e dolori, speranze e delusioni, odio e amore. Quel che non cambiò fu la sua abitudine di camminare nella neve.

Così una sera, in mezzo al bosco, le accadde di udire nuovamente quei passi felpati alle sue spalle.

Al pari della regina, anche il lupo era invecchiato, il suo manto diradato proprio là, dove le ferite avevano segnato più profondamente la pelle. Gli occhi, un tempo severi, illuminati dalla luna, apparvero a Ridanna più umili e acquosi.

Nel momento in cui si avvicinarono, entrambi compresero il significato di quell’incontro, ma non si rattristarono perché sapevano che si sarebbero incontrati di nuovo, magari sotto forma di neve, di pioggia o di vento, di clorofilla, di terra o di roccia.

Ancora insieme e questa volta per sempre, come due stelle binarie.

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