1, Balangero tra i racconti del Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 con Simona Tomaino
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Balangero tra i racconti del Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 con Simona Tomaino

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Premio Letterario il Borgo Italiano

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Balangero tra i racconti del Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 con Simona Tomaino

Balangero partecipa al Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 Edizione Borgo di La Martella attraverso la sezione Racconto Inedito grazie a un'opera di Simona Tomaino dal titolo "La Neira".
Balangero è un comune italiano di 3107 abitanti della città metropolitana di Torino in Piemonte.
Balangero è situato a nord-ovest di Torino.
Si trova all'imbocco delle Valli di Lanzo; il territorio comunale è attraversato da ovest ad est dal rio Banna, un affluente del Malone.
Balangero fa parte dell'Unione dei Comuni montani delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone, ex Comunità montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone.
Abitato in un primo tempo dai celti, Balangero conserva ancora i segni della dominazione Romana.
Di questo periodo, nella Regione Murassi, è stato rinvenuto il sepolcreto, mentre non è ancora stato rinvenuto il centro abitato (i reperti archeologici rinvenuti si trovano presso il museo dell'antichità di Torino).
Sempre del periodo romano resta una lapide in pietra con la scritta "Macco Duci F." che è murata nella scalinata destra di accesso alla Chiesa Parrocchiale.
L'origine del nucleo urbano di Balangero risale al X secolo ed è dovuta alla costruzione di un forte castello ad opera di Berengario II d'Ivrea, divenuto poi re d'Italia.
La Chiesa parrocchiale barocca di San Giacomo, posta in posizione elevata sovrastante l'abitato del paese, è divenuta il simbolo del paese.
Il grande edificio venne iniziato nel 1771 su disegno di Mario Ludovico Quarini, allievo del Guarini, uno dei più grandi architetti del tardo barocco piemontese.
La grande volta venne ultimata nel 1811.
La facciata, nonostante sia preceduta da un pronao neoclassico, ha inequivocabili spunti barocchi e certamente barocco è lo spirito di tutto il complesso.
L'interno della Chiesa si compone di una vasta navata centrale longitudinale fiancheggiata da una moltitudine di spazi secondari, alla quale si aggiunge un presbiterio-coro, coperta da una cupola Guariniana.
Il rettangolo della navata a croce latina, i cui quattro bracci del loro centro si aprono nei loro 4 fianchi, imposta 2 cappelle laterali e i passaggi di comunicazione con il sagrato e il presbiterio.
Le numerose finestre, sentite anche nel loro valore decorativo, danno un senso luminosissimo a tutta la Chiesa.
Decorata con affreschi del Fea e di Rocco Manedi e con pregevoli stucchi.
Notevoli sono il pulpito intagliato, una settecentesca statua lignea di San Giuseppe dovuta a Stefano Clemente, una buona tela di ignoto del XVIII secolo rappresentante San Giacomo e posta dietro l'Altare Maggiore.
La cupola riproduce in scala ridotta la struttura di quella di San Lorenzo di Torino.
Dall'ampio sagrato si gode il panorama di tutto il paese, la vetta delle Alpi e tutta la pianura fino alle colline di Torino.
Sulla vetta del Truc (dietro la chiesa parrocchiale) si trovano i ruderi del vecchio castello.
Il castello raggiunse la sua massima espansione con il Conte Verde che ne fece una fortezza di primo ordine (circa 643 manovali e muratori vi lavorarono nell'inverno del 1343) e dopo il ripristino risulterà racchiuso tra 4 alte torri denominate: la Bianca, la Nera, del Visconte o di Donna Ambrosia e la Turris Portae.
Ogni torre era munita di profondi sotterranei e mura merlate percorse all'interno da dei corsi che collegavano le torri tra di lroo.
Tra la torre della porta e il rivellino era posto il ponte levatoio.
Il fossato che correva attorno alle mura, profondo mezzo trabucco e largo un trabucco, era alimentato dal torrente che proveniva dal laghetto posto tra le montagne di San Vittore e Monte Giovetto.
Un duplice edificio costituiva l'abitato del Castello.
In basso il Gran Palazzo (abitazione del Castellano, granai, cucine, forno, mulino, Cappella, alloggi per i clienti) mentre una scalinata scoperta conduceva ad una spianata superiore dove sorgeva il palazzo del Signore.
In seguito nel 1343 ove sorgeva la vigna del prete fu eretta una bastia a ricetto fortificato del Truc.
Tra i vari assalti ed espugnazioni che subì, i testi ricordano quella del 1347 dove si dice: - falò accesi su grandi candelabri di ferro illuminavano le notti; - enormi macchine come fionde lanciavano quantità di sassi per volta (preparati e pesati) in modo da raggiungere l'obiettivo calcolato; - minatori scavavano le mura con appositi uncini e cercavano di far breccia nelle fondamenta; - tra le macchine da guerra usate se ne nomina una simile ad uno schioppo; - si dice anche che fu il primo castello espugnato con l'uso della polvere da sparo.
Una curiosità riguarda il Ponte del Diavolo o Ponte del Ròch (pietra in piemontese) fu edificato nel 1378 con il consenso del Vice castellano di Lanzo, Aresmino Provana di Leynì, collaboratore di Amedeo VI di Savoia (conosciuto come il Conte Verde).
La spesa, interamente sostenuta dalla Castellania di Lanzo, fu di 1400 fiorini (per sostenere questa spesa venne imposta una tassa sul vino per dieci anni).
Il Ponte del Diavolo serviva a collegare Lanzo Torinese e le sue Valli con Torino superando la Stura e permettendo così di evitare il passaggio da Balangero, Mathi e Villanova, territori governati dai Principi di Acaja, e da Corio, sotto il controllo dei Marchesi del Monferrato, entrambi ostili ai Savoia.

Sito web del Comune: http://www.comune.balangero.to.it/ Fonte: http://www.comune.balangero.to.it/Home/Guida-al-paese?IDPagina=28887 Foto: https://it.wikipedia.org/wiki/Balangero#/media/File:Balangero_dalla_collina_di_la_cassa.jpg Visita la pagina su Artisti di Borgo Cerca un artista, scopri un borgo Pagina del borgo #Edizione2023 #Balangero #Tomaino #Torino #Piemonte

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