Nenita
Gemma Messori
L’attrice se ne starà seduta per terra sfogliando con tranquillità il suo libricino. Avrà i capelli sciolti e nelle sue labbra sarà custodito il segreto della vita. Lo poserà, aperto, accanto a sé. Per regalare, danzando, il suo corpoai ricordi. Tutto il resto non è ancora disegnato.(pag.7)
«Esiste un punto in cui il cielo e la terra si unisconoformando lo specchio in cui puoi capirti e sorriderti. Lì, durante la stagione delle piogge, incontrerai gli occhi del deserto di sale, oasis de aguas dulces y profundas. Non ti rivelerò quella leggenda, perché la comprenderai da sola, osservando il mistero infinito dell’orizzonte, en los Ojos de Salar».
Qui ti racconterò la vita concretamente provata e quella realmente sognata, di una nenita2 dagli occhi di cerbiatto che crescendo, girando e amando il mondo, è diventata una donna senza radici tangibili ma con eterne radici di amore ed ha continuato ad essere libera dentro, senza mai smarrire il delicato sapore dei racconti di una Abuelita3che da sempre le ha regalato favole che hanno riscaldato e avvolto ogni suo respiro.
Quando i suoi viaggi si sono dovuti fermare, ha aperto quel grande baule pieno di ricordi e sogni ed ha iniziato a disegnare questo nuovo collage. Perché la bellezza è spargere le tue note d’amore nel mondo, affinché siano ritrovate da chiunque passi di lì. ( pag. 11)
A volte ritaglia parole dai giornali. Parole di tutte le dimensioni, e le conserva nelle scatole. Sono colorate, come le parole. Nelle scatole rosse, le parole d’amore. In quelle gialle, le parole tristi. Nelle scatole blu, quelle sagge. In quelle verdi, del desiderio. Ogni tanto apre le scatole e le capovolge. Poi, lascia che le parole si mescolino fra di loro e prendano vita. Parole d’amore, di tristezza, di desiderio. Ne legge alcune e per un attimo il sogno entra nella sua vita. È un biglietto colorato, da riporre con cura nella scatola trasparente, quella che non capovolge mai. (pag.15)
«La felicità è quella che dobbiamo darci, e non pensare che sia un gioco banale. Cerca l'attimo, riconoscilo e vivilo. Sarà unico, fino a quando sarà il solo. Ma nessun attimo è mai solo, perché è così il tempo. Questo volevo dirti»disse Soledad «e non solo. La gioia sarà da vivere. Il primo attimo, come il primo uomo e la prima donna. Dopo, il mondo si creerà da solo o qualcuno lo inventerà e lo racconterà. In fondo, cosa importa? Forse siamo tutti inventati, ci siamo addormentati e abbiamo iniziato a sognare. O ci avevano rinchiusi nella vita stessa e ci immaginavamo. Poi, liberati, ci eravamo svegliati ed eravamo restati lì: un'immagine nello specchio, una vita sognata, e non lo sapevamo più. Chi eravamo e qual’era la nostra vita. Quindi, lasciamo al nulla il minor numero di attimi possibili, perché resteranno nell'altra storia. Diamoci l’attimo di felicità, in questa vita, in questo sogno, in questa strada o ciò che sia. E gliattimi che non si possono vivere da soli non appartengono solo a noi. Quindi lo dobbiamo alla storia di noi. O è la storia di noi che ce lo deve. È lì, sospeso, in attesa di un senso. Trova il coraggio di sentirti cadere addosso la pioggia e fartela entrare dentro, come quando ci leccavamo le gocce attorno alle labbra, se mai l'abbiamo fatto, o se lo faremo. Anche solo nelle parole, diventeremo complici. La stessa persona in due vite diverse, in due corpi diversi. Perché ho il senso dell'impossibile. Che la vita ci perdoni, amico mio». Aveva raccolto quel pensiero nell'aria, l'aveva respirato. «Che la vita ci perdoni ogni volta che non abbiamo avuto il coraggio di viverla. Ogni volta che aspettiamo, aspetteremo, o abbiamo aspettato. Che la vita ci perdoni, ogni volta che ce ne siamo resi conto e non abbiamo modificato il nostro passo. Come dire: perdoniamoci, amico mio, perché la vita siamo noi». Così, quel giorno, Soledad aveva disegnato quelle ali che raccontavano la loro poesia. (pag.120-121)
Quando la tela è ancora bianca, gli dèi imprimono le forme che poi noi riempiremo. Con la nostra vita. Questo si racconta, dai tempi dei tempi. Che veniamo al mondo con un disegno ancora da colorare. Che la trama della nostra storia è stata già scritta, come il nostro destino. Ma possiamo scartare di lato, cambiare il percorso. A volte, così, riallacciamo antichi fili, altre li spezziamo. Allora, restano sospesi, e la musica non suonata continua a chiamarci, come un miraggio lontano.
Guarderai in alto e troverai il tuo disegno. (pag. 219)