Napoli mia
Bruna Marinangeli
Napoli mia
Napoli mia, Napoli cara,
terra natìa, terra adorata;
immagine iconica distesa al sole
eppure sola con il tuo dolore.
Il sole non passa nei vicoli stretti
ma palpita vita e scorre la musica,
e canta Pino e si riempie la via:
Napoli cara, Napoli mia.
Sei la modella per mille pittori,
la tela bianca per mille dipinti,
come lenzuola stese ai balconi:
opere d’arte perfette e maestose;
bianche, pulite dall’ombra del sonno,
libere vele nel mare d’incanto,
squarci di pace in un folle “va e vieni”,
macchie nel quadro di un vivace scorcio.
Napoli cara, Napoli mia,
terra di santi, poeti e briganti;
intraprendente, sicura, operosa,
un po’ velata di malinconia.
Città con la metro più bella del mondo,
che anche stamane era tanto affollata;
un po’ sirena e un po’ signora:
Napoli mia, Napoli cara.
Città dei miracoli, città dei tesori,
città delle carte, città dei misteri,
città del diritto, città delle scienze,
città del presepe, città dei pastori.
Le chiese gotiche, i palazzi reali,
le opere eccelse degli artigiani,
i castelli normanni, i Quartieri Spagnoli,
le mostre d’arte, gli oggetti africani.
Napoli mia, Napoli cara,
cammino distratta e mi entri nel cuore:
per ogni voce, per ogni rumore
rallento i passi, svanisce la fretta.
Tra le tue vie mi sento a casa:
da Porta Nolana a Mezzocannone,
dallo Spaccanapoli a Santa Lucia.
Napoli cara, Napoli mia.
Il profumo di libri, il caffè nei cortili,
il silenzio a sorpresa, una pizza, una sposa.
Così, d’improvviso, mi sento contenta:
mi guardo intorno e tu danzi e fai festa.
Mi dai l’energia, la tua gioia vitale:
sei l’ombelico di un mondo speciale.
Intanto procedo per andare al lavoro
e ti sorprendo in ogni mio pensiero.
Napoli cara, Napoli mia,
io non mi stanco di vivere i giorni
tra le tue strade, sul tuo lungomare
conforto di tante giornate amare.
I peperoncini verdi ad essiccare,
i polpi veraci, il profumo del mare.
E anche nei vicoli stretti c’è il sole.
Napoli mia, Napoli cara.