L'incanto che asciuga il mare
Loredana Bellisario
E’ l’overture della risacca sotto gli archi volanti
il rumore sublime che accarezza la storia,
la tua storia,
poggiata nel dondolio infinito di ere lontane
figlie di antiche sorgenti d’acqua dolce.
Altro non è che musica pura
la spuma bianca che irrompe l’indaco,
bagna la pietra delle tue grandi arcate
e annebbia l’orlo dei colli verdi, ad est,
in una magia cromatica che lascia senza fiato.
Scrigni di silenzi dormono nel tuo abisso
tra echi di suoni distanti,
come le pietre dell’antica Pyrgi
in quell’angolo di Etruria che riaffiora
tra luci, fasti e antiche sepolture.
Imperioso ti offri al mare,
quel mare fulgido che sobilla i flutti
quando il maestrale intenso sferza l’aria,
polverizza il frangimento e tra mille stelle d’argento
tu appari, gigante buono
regalando agli occhi il dubbio dell’illusione,
come in un incantesimo!
Parli, in un monologo infinito,
di approdi divini e di misteri
di antiche rotte fenicie
Parli di Tebe, di martiri e cristiani
di lamine d’oro e di alabarde
di cappe, di vascelli e di pirati
Ci si confonde nel tuo tempo sospeso
dove la luce trascolora il grande maschio,
custode di memorie e miti,
scalpitii di cavalli, tintinnii di fucine,
bagliori di lumi tremuli nelle scale tortuose
eppoi il fruscio,
il sussurro delle lunghe gonne
sul basolato romano delle corti.
E’ qui che passato e presente si fondono,
come mondi paralleli senza inizio nè fine,
qui, sulle orme dei secoli, negli epitaffi,
sugli scampoli di illustri vissuti
che si mischiano al brusio dei turisti
Qui, dove il blu impetuoso che argini impavido,
scava la battigia nera come la notte
che si stempera, d’estate,
al suono di giovani chitarre e di falò
Gloria e declino confutano l’egemonia
e tu godi, creatura viva, ostentando bellezza
e nelle notti calme, che sfumano nel riverbero cremisi,
le torri prendono vita e danzano
nella dimensione mistica di ricordi eterni
E… tutto il resto si dilegua e cade, come piombo nei flutti!