L'ALBERO DI NESPOLE | Estratto | Artisti di Borgo
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L'ALBERO DI NESPOLE

Giulietta Fabbo

La campana che annunciava mezzogiorno suonava da un po’, ma Ninetto continuava a giocare in giardino. La giornata era splendida e il caldo di agosto attanagliava l'ambiente limitando i movimenti delle persone.

Ninetto e i suoi amici però sembravano non farci caso: da due ore giocavano alternando le corse alle partite di calcio. A lui piaceva fare il portiere anche perché, quando tutta la squadra attaccava e i compagni erano intenti e concentrati nel lato opposto del campo, poteva dare una sbirciatina alle merende ammucchiate insieme a mo’ di palo e strappare un boccone. Fin da piccolo aveva sempre avuto una gran fame e si era sempre dovuto ingegnare per soddisfarla.

La guerra era finita da un po', l'entusiasmo piano piano era andato scemando, il benessere tanto sbandierato dagli americani si faceva attendere e i problemi di tutti i giorni continuavano, soprattutto in una piccola comunità come quella di Prata.

Il padre Giuseppe, insegnante elementare, si era come tutti lasciato travolgere dalla drammaticità degli eventi bellici era andato via via incupendosi, perdendo quella allegria e quella spontaneità che avevano caratterizzato la sua giovinezza. Proprio questa freschezza d'animo avevano fatto innamorare Teresa, donna semplice e pia, di famiglia povera e genuina, che aveva visto in Giuseppe l'amore della sua vita e contemporaneamente il mezzo per un riscatto sociale.

Era una settimana che Teresa non faceva altro che piangere e Ninetto non capiva il motivo di tutto questo.

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Non immaginava neanche lontanamente che da lì a qualche giorno si sarebbe imbarcato alla volta dell’America.

La formattazione di questa pagina è a cura dell'Artista dell'Opera

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