Il cielo fra gli ulivi
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Siamo nel 1525 in un piccolo borgo affacciato sul Mar Ligure e governato dalla Repubblica di Genova. Due ragazzi, Jacopo e Maria, nascondono un tenero sentimento l'uno per l'altra, ma lui è un povero fornaretto, mentre lei, di ottima famiglia, è promessa sposa al nobile Nicolò Accame. Il quale, a sua volta, si innamora di Angelica, una bellissima e selvaggia donna tacciata di stregoneria. A far da contorno c'è proprio tutto il paese, parroco, notabili, pescatori, venditori, poveracci, imbroglioni, bambini e vecchi, in un affresco allegro e pieno di vita che porta il lettore ad appassionarsi e ad amare questo stuolo di vivacissimi personaggi.
Nella sarabanda di amori e di lacrime, di risate e di scenette divertenti, ecco giunge la peste, luttuoso strascico del passaggio dei Lanzichenecchi, che inizia a far strage nel paese ridimensionando le vicende di ognuno. Gli abitanti fuggono sui colli per salvarsi, affidando le chiavi della città al patrono San Nicolò.
Seguono giorni terribili finché, l'8 di luglio, le campane della chiesa (nel paese ormai deserto) non si mettono a suonare a distesa. Qualcuno vede proprio San Nicolò sul campanile spingere una campana con la mano.
La peste è finita e il giubilo è grande. I protagonisti potranno sposarsi, il popolo tornare alle proprie case.
Da rimarcare che la vicenda non è inventata, bensì storica e documentata. Chi vorrà visitare Pietra Ligure, si rechi sul vecchio campanile: vedrà davvero l'impronta di una mano miracolosamente impressa sul bronzo della campana.
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