In un futuro non vicinissimo, ma non troppo lontano da non essere razionalmente prevedibile, il Protagonista ritorna dopo moltissimi anni nei luoghi meravigliosi in cui aveva trascorso la sua infanzia. Il tutto avviene in modo inusuale e irripetibile. Si trova in una condizione fisica e spirituale eccezionale, come di quando tutto è roseo e positivo e vive il presente senza preoccupazioni né timori, quasi non dovesse finire mai. Solo a queste condizioni - si scoprirà - sarebbe potuto succedere ciò avviene nel libro. Per la prima volta la sua riflessione sul futuro non è viziata da ambizioni personali o posizioni utilitaristiche, non c’è soluzione di continuità né diversa emozione nel ricordare il passato, nell’osservare il presente e neppure nell’avere delle percezioni futuribili che non siano solo visioni velleitarie. Il ricordo del trascorso con i suoi problemi, ma soprattutto coi suoi valori, si confronta con i vantaggi del tempo presente ma anche con le relative grosse implicazioni sulle libertà individuali determinate dall’invadenza delle nuove tecnologie. La riflessione sul futuro non è assolutamente condizionata dall’inutile nostalgia di ciò che è stato e non può tornare. La vicenda narrata testimonia il persistere di una forte volontà di affermazione dell’uomo sulla tecnologia e sulle macchine. L’inveterata aspirazione all’affermazione personale, contro il plagio del pensiero dominante, non abbandona mai il Protagonista che non rinuncia a immaginare il recupero dell’uomo, con tutti i suoi difetti, sulle macchine, con tutta la loro perfezione. Ne emerge un mondo in cui ciascuno porta il suo contributo di storia, di esperienze e di pensiero senza temere la soggezione al potere del cyborg. Il racconto non è solo un sogno tardivo, ma piuttosto una visione positiva trasmessa ai lettori volenterosi.